Negli ultimi decenni, superate definitivamente le teorie che tendevano a spiegare i comportamenti economici quasi esclusivamente attraverso i costi di produzione e la vendita dei beni prodotti, si è meritoriamente diffusa, un po’ ovunque, la consapevolezza che lo spazio, il territorio, non è solo mero contenitore di attività economiche e di produzione di beni materiali, ma anche contenitore di risorse immateriali fondate sull’identità culturale e sociale delle comunità locali.
Si è progressivamente compreso che il territorio è proritariamente spazio di relazioni e che queste hanno un peso non irrilevante nei cosiddetti costi di transazione ossia sui costi connessi all’effettuazione di uno scambio.
Le storie che hanno plasmato un contesto territoriale e quelle che continuano a trasformarlo sono dunque prezioso patrimonio per ogni ipotesi di crescita economica e sociale: a maggior ragione, lo sono per progetti di sviluppo fondati sulla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali. Da questa consapevolezza, si fonda un’idea progettuale finalizzata a rafforzare e allo stesso tempo valorizzare l’identità di un territorio attraverso l’intreccio di elementi ambientali, paesaggistici ed architettonici; la consapevolezza è rafforzata anche dall’essere concordi con quanti sostengono che quando si parla di cultura come crescita socio-economica di un territorio, si parla di capacità/incapacità di gestire e conservare il patrimonio artistico-culturale di un comprensorio. I problemi che solitamente si presentano, oltre a quelli legati alla cattiva conservazione del patrimonio, vi è anche la scarsa diffusione dei dati e la scarsa offerta formativa specifica.
Una delle principali convinzioni di terra mediterranea e del C.E.A.S. Lago Montecotugno, risiede nel fatto che il potenziamento dell’armatura culturale del territorio sostiene processi di responsabilizzazione delle autorità locali e degli stessi cittadini nella conservazione delle culture e dei beni del territorio, che la valorizzazione del patrimonio culturale locale alimenta il valore e la diversificazione didattica innescando processi di identificazione degli abitanti con i luoghi, che la conoscenza permette l’osservazione critica del patrimonio culturale con la finalità della tutela, che il patrimonio culturale debba essere considerato non solo come strumento di attrazione turistica ma come componente progettuale e strutturale del territorio.
Si va sempre più chiaramente delineando il concetto che, se opportunamente e correttamente valorizzato, evitando distruzioni e snaturamento, il patrimonio culturale periferico (di limitata fama in quanto “di non eccelso rilievo formale monumentale”) ha comunque la concreta possibilità di generare un’offerta qualitativamente e quantitativamente rilevante, che a sua volta è in grado di soddisfare adeguatamente una vasta e composita domanda di conoscenza e intrattenimento. In passato si riteneva che il patrimonio storico degno di considerazione fosse solo quello di carattere monumentale, oggi invece, l’opinione prevalente porta ad individuare la cultura integrata, ossia il complesso delle attività e dei prodotti intellettuali e manuali dell’uomo-in-comunità, includendo ad esempio nei beni culturali la vasta gamma di manifestazioni immateriali. E’ ciò che turisticamente parlando viene definito eco-turismo.
Obiettivo ulteriore, è legato al significato da attribuire alle case in terra ancora sopravvissute, testimonianza di povertà, di vita quotidiana, di lavoro in comunità, di conoscenza del paesaggio e di come funziona l’economia rurale. Questa conoscenza verrebbe concepita come un’operazione culturale che prende a pretesto le architetture in terra ma che chiaramente andrebbe applicata a qualsiasi elemento che faciliti l’interpretazione e la riappropriazione dei luoghi. Cosa c’è di più naturale e istintivo che costruirsi un’abitazione con il materiale più a portata di mano, la terra che si ha sotto i piedi? Materiale che offre madre natura, alla quale, finito il ciclo vitale della casa, tornerà a costi ambientali nulli!
La semplicità nel maneggiare questa materia ha permesso lo svilupparsi dell’autocostruzione, vissuta come evento sociale importantissimo all’interno di una comunità. Oggi più che mai, c’è bisogno di riallacciare un rapporto solido con le tradizioni della propria terra: modernità non vuol dire annientamento della propria identità, ma ricerca reale di una identità capace di interrogarsi sul proprio passato e sul proprio valore. Si mira dunque a riscoprire il senso della comunità e dei legami intergenerazionali, ricostruendo un legame con il luogo nel quale si vive, riacquistando il senso del luogo attraverso l’attenta osservazione dell’ambiente che ci circonda.