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Coscienza di luogo e autosostenibilità

Il progetto locale come antidoto ai guasti socioterritoriali della globalizzazione economica.

Non c’è dubbio che oggi stiamo assistendo ad un cambiamento socio-economico a livello internazionale, mentre siamo dubbiosi sul fatto che la strada del cambiamento sia davvero quella giusta e che tutti vorremmo.

In vurtù di questo dubbio, a livello territoriale non si può ignorare l’evolversi delle dinamiche globali che inevitabilmente porteranno mutamenti anche su scala locale, bisogna quindi chiedersi in che modo risponderà un territorio caratterizzato da peculiarità che spesso non sono rappresentative dell’economia globale.

Forse c’è bisogno di avviare una nuova visione politica territoriale, che non escluda una forma di democrazia partecipata finalizzata ad una crescita sostenibile del territorio e al consolidamento delle società locali, in altri termini c’è bisogno di “fare società locale”.

Tutto ciò, non deve far pensare ad una forma di auto-esclusione dal mondo economico e sociale, ma questa nuova visione politica deve far sì che la società territoriale riacquista le relazioni affettive, attive, sapienti con il proprio ambiente di vita, reinterpretandone i valori territoriali attraverso la crescita di coscienza di luogo e di forme di autogoverno, per produrre ricchezza durevole elevando la qualità della vita e il benessere nel contesto di un sistema aperto di relazioni e di scambi. Questa crescita della società locale non è data: è un progetto, una chance, un’idea cui dare forza politica al fine di potenziare quei frammenti identitari “resistenti” all’omologazione globale. L’identità di un territorio, si rafforza attraverso azioni di cura dell’ambiente, del paesaggio, nelle innovazioni produttive in agricoltura, nell’artigianato, nel terziario avanzato finalizzato al benessere sociale.

I “nuovi abitanti” quindi, che imboccano la strada dello sviluppo locale autosostenibile, interpretano l’identità di un luogo, i suoi valori, la ricchezza del suo milieu, attenti a produrre trasformazioni che ne aumentino il valore.

Il forte rischio che si corre, è che il territorio locale non è più conosciuto, interpretato, agito dagli abitanti come produttore degli elementi di riproduzione della vita biologica (acqua, aria, terra, cibo, energia, ecc..) né sociale (relazioni di vicinato, conviviali, ecc..), quindi una dissoluzione dei luoghi in un quadro di un generale processo di deterritorializzazione della vita. E’ da questo contesto di spoliazione che devono nascere sintomi della rinascita della coscienza di luogo come opposizione agli effetti distruttivi sulla qualità della vita nel territorio della globalizzazione economica e delle sue crisi.

Il ritorno al territorio e alla sua centralità politica, va inteso come riconoscimento delle peculiarità socioculturali, come cura e valorizzazioni delle risorse locali e su reti di scambio solidali, come relazioni sociali e spazi pubblici. Il progetto locale quindi, utilizza indicatori della ricchezza e del benessere che non si identifica soltanto con la crescita economica (PIL), ma attraverso la proprietà diffusa dei mezzi di produzione, la riappropriazione dei saperi e delle forme sociali, di riproduzione degli ambienti di vita, autogoverno e partecipazione sociali alle decisioni, qualità ambientale territoriale e sociale, riduzione dell’impronta ecologica, cittadinanza inclusiva e così via.

Con questi criteri di valutazione il progetto locale ridimensiona il concetto di dominio del sistema economico a favore del sistema sociale e culturale, ridefinendo cosa deve crescere e cosa deve decrescere.


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